Assunzione badante: 11 consigli da sapere per non commettere errori
L’assunzione di una badante riguarda molte famiglie. E, come nella più tradizionale delle aziende, anche il rapporto di lavoro tra le mura domestiche è basato sulla fiducia reciproca.
In realtà, è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto quando la posta in gioco è un membro della famiglia o la propria casa. Ma niente paura.
In questo articolo scopriremo insieme quali sono le best practice da attuare quando si decide di assumere una badante, diventando a tutti gli effetti datori di lavoro di quest’ultima.
Consiglio 1: come scegliere la badante giusta
Non lasciarti guidare dalla fretta di dover trovare al più presto una soluzione e non fermarti alle apparenze. Scegliere la badante giusta è anche questione di tempo.
Un colloquio è il primo passo per scoprire se la persona che si è presentata può essere adatta, ma non è l’unica cosa da fare.
Selezionare una badante richiede un processo di valutazione accurato che inizia con il colloquio e prosegue con il periodo di prova.
L’incontro tra la possibile badante e la persona da accudire è un passaggio fondamentale per capire se entrambe le parti abbiano un’affinità caratteriale e la disponibilità a relazionarsi.
In questa fase è importante preparare psicologicamente l’assistito alla presenza di una nuova persona, che potrebbe avere abitudini o un contesto culturale differenti.
Ma anche se la persona ti sembra perfetta, ricordati che potrebbe sempre tirarsi indietro all’ultimo momento! Ecco perché è meglio avere un piano B, selezionando più possibilità tra cui scegliere.
Infine, se si tratta di un’assunzione con convivenza, dovrai chiarire la soluzione abitativa specificando quali sono gli spazi a uso privato della badante e cosa può o non può fare.
In questo modo le linee guida saranno chiare per tutti e si eviteranno fraintendimenti e situazioni spiacevoli da gestire.
Dunque, per far sì che l’inserimento avvenga in modo facile e naturale è bene chiarire fin da subito quali sono le necessità e i bisogni da assolvere.
Consiglio 2: quanto costa assumere una badante
Una delle domande più frequenti relativa all’assunzione badante è quanto costa al giorno d’oggi.
La base di partenza esiste già ed è il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le assistenti familiari.
Stando a quanto dice il CCNL, il compenso di una badante può andare dagli 800 ai 1.100 euro mensili. Questo è valido sia per le badanti conviventi, che per le badanti a orario continuato.
Detto ciò, in linea di massima, è il datore di lavoro che decide quanto pagare la badante.
La scelta è del tutto personale e può essere presa in base al livello di inquadramento dell’assistente familiare, di cui parleremo più avanti.
Quello che devi tenere a mente è che si tratta di un contratto di lavoro a tutti gli effetti e, per questo, va calcolata anche la tredicesima e l’acconto per il TFR (trattamento di fine rapporto).
A queste voci, vanno poi aggiunti i contributi da versare ogni tre mesi all’Inps.
Inoltre, le badanti hanno diritto a un mese di ferie retribuito ogni anno, a un giorno e mezzo di riposo settimanale e a due ore di libera uscita giornaliere.
Se vuoi approfondire il discorso su quanto costa assumere una badante, visita la pagina costi badante e ti aiuteremo a trovare tutte le risposte che cerchi.
Vuoi approfondire ancora di più? Leggi l’articolo: Quanto costa una badante?
Consiglio 3: le basi per creare il contratto di lavoro per l’assunzione di una badante
È normale non sapere come assumere una badante. Tra le prime cose da fare c’è quella di stabilire le condizioni di lavoro.
Cosa sono? Nient’altro che i vincoli contrattuali, come l’orario di lavoro, il vitto, l’alloggio, il giorno di riposo, le ferie, le mansioni e, naturalmente, il compenso.
Redigere il contratto spetta al datore di lavoro, mentre la badante assunta ha il compito di consegnare i documenti necessari e conformi per concludere il patto.
Tra questi deve esserci un documento di identità valido, documenti previdenziali e assicurativi, sanitari ed eventuali attestati.
Inoltre, se stai assumendo una persona extracomunitaria, è fondamentale il permesso di soggiorno per chiudere la procedura di contratto. Senza, purtroppo, non potrai assumerla.
Consiglio 4: come funziona l’inquadramento in base ai livelli
Abbiamo detto che spetta al datore di lavoro scegliere il compenso per la badante.
Ma anche se la scelta è libera, bisogna tener conto del suo inquadramento, in base ai livelli stabiliti dal CCNL. Vediamoli insieme.
Livelli A e AS (SUPER)
A questi livelli appartengono i collaboratori familiari generici, che non hanno alcuna esperienza professionale, oppure che hanno maturato un’esperienza lavorativa di dodici mesi al massimo.
In entrambi i casi non sono addetti all’assistenza di persone, ma possono svolgere solo mansioni di compagnia o sorveglianza, come nel caso della baby sitter.
Livelli B e BS (SUPER)
Ai livelli B e BS, i collaboratori familiari hanno un minimo di esperienza per svolgere le proprie mansioni a livello esecutivo, ossia sotto la stretta supervisione del datore di lavoro.
Dunque, non si tratta più di collaboratori generici o addetti senza esperienza, come per il livello A, bensì di collaboratori che possono svolgere compiti di minima responsabilità. E tra le mansioni è prevista l’assistenza a persone autosufficienti.
Livelli C e CS (SUPER)
Entriamo ora nei livelli in cui i collaboratori familiari, pur non essendo formati professionalmente, hanno delle competenze teoriche e tecniche di base e possono svolgere compiti di responsabilità in modo autonomo.
Le persone che rientrano in questa categoria possono assistere persone non autosufficienti e svolgere attività connesse alle esigenze domestiche.
Livelli D e DS (SUPER)
Infine, i livelli D e DS, includono tutti i collaboratori familiari formati professionalmente, con esperienze e competenze superiori.
Possono svolgere mansioni di grande responsabilità decisionale o di coordinamento.
Cosa vuol dire? Sono preparati al tal punto da poter decidere in autonomia sul lavoro.
L'assunzione dela badante al giusto livello con Italia Civile
Il discorso dell’inquadramento per livelli può sembrare complicato.
Provando a ricapitolare brevemente, i livelli dalla A al BS includono persone senza o con un minimo di esperienza, chiamate a svolgere compiti di poca responsabilità e sotto la supervisione del datore di lavoro.
Mentre, i livelli dal C al DS fanno riferimento a collaboratori con esperienza o formati professionalmente. Proprio per questo possono assistere persone non autosufficienti e gestire diverse incombenze, grazie alle loro competenze superiori.
Se le cose ancora non sono chiare non preoccuparti. Attraverso Italia Civile possiamo aiutarti a inquadrare la badante al giusto livello, in base alle tue esigenze.
Consiglio 6: ricordati il diritto al vitto e all’ alloggio
Al momento della stipula del contratto bisogna stabilire se la badante deve convivere con la persona da assistere oppure no.
Naturalmente, se si opta per la convivenza, il datore di lavoro dovrà assicurare determinate cose.
Innanzitutto, un vitto che assicuri alla badante una corretta alimentazione. In secondo luogo, l’ambiente di lavoro deve essere sano e favorevole sia alla salute mentale che fisica.
Infine, all’assistente familiare spetta anche un alloggio con uno spazio adeguato e che garantisca riservatezza.
Spesso la badante è richiesta per prestazioni di lavoro a orario continuato e dunque ha diritto ai pasti relativi al momento della giornata in cui lavora, oppure in alternativa, a un’indennità pari al valore del vitto.
Se poi, tra le sue mansioni, è inclusa l’assistenza durante le ore notturne, non deve mancare una sistemazione idonea per la notte.
Consiglio 7 per l’assunzione badante: scegliere il contratto a tempo determinato o indeterminato?
Un’altra scelta che il datore di lavoro deve affrontare è quella dell’assunzione della badante a tempo determinato o indeterminato.
La decisione, nella maggior parte dei casi, è dettata dalle esigenze, ma ci sono alcuni dettagli che è bene conoscere.
Il contratto a tempo determinato può avere una durata massima di 3 anni. Questo significa che può essere prorogato di anno in anno, ma sempre fino a un massimo di tre. E se c’è il consenso del lavoratore, naturalmente.
Solitamente, questa soluzione si sceglie se:
- occorre sostituire qualcuno per un periodo determinato;
- per un lavoro che ha un lasso di tempo limitato;
- per assistenza a persone anziane, che siano in casa di cura o di famiglia.
Il contratto a tempo indeterminato, invece, può essere sottoscritto dall’inizio, se il datore di lavoro ritiene che le mansioni si prolungheranno anche oltre tre anni.
Consiglio 8: la denuncia di assunzione
Forse non tutti sanno che c’è un limite di tempo alla denuncia del rapporto di lavoro.
Infatti, questo deve essere denunciato entro le 24 ore del giorno precedente a quello dell’inizio del rapporto di lavoro. Anche se si tratta di un giorno festivo.
Se invece c’è stata una trasformazione dei termini del contratto o una proroga, si hanno a disposizione cinque giorni.
Consiglio 9: come stabilire al meglio l’orario di lavoro
Quando parliamo di ore di lavoro per una badante dobbiamo fare la distinzione tra badante convivente e badante a orario continuato.
Il lavoro, infatti, può essere stabilito:
- a ore, che si riferisce a un’attività lavorativa inferiore alle 4 ore;
- a mezzo servizio, ossia almeno 4 ore di lavoro al giorno, per un massimo di 40 ore settimanali;
- a servizio intero, se c’è una prestazione di oltre 10 ore giornaliere e convivenza con la persona assistita.
Infatti, un orario di lavoro superiore alle 8 ore al giorno è consentito solo se la badante è convivente. In questo caso è il datore di lavoro a stabilire l’orario, mentre nel caso del lavoro a mezzo servizio l’orario verrà concordato insieme.
Se viene sforato il totale delle ore di lavoro concordate nel contratto, quelle in più vengono trattate come straordinari.
Consiglio 10: come gestire gli straordinari
Gli imprevisti possono sempre capitare e non è raro che venga chiesto alla badante di lavorare qualche ora extra. L’importante è avvisarla almeno un giorno in anticipo.
La badante è tenuta ad accettare, a meno che non dimostri di avere un giusto motivo che le impedisce di fare gli straordinari.
Entrando più nello specifico, le ore di lavoro sono da considerarsi “straordinari” per legge se vanno oltre le ore concordate e se cadono durante le festività.
Ma si possono presentare anche altri scenari come le situazioni di emergenza in orario di riposo notturno o diurno della badante. In questo caso, le ore di lavoro vengono considerate ordinarie e si recuperano con un prolungamento del riposo.
L’importante è che queste emergenze siano sporadiche, altrimenti il discorso cambia e potrebbero venire meno i termini pattuiti nel contratto.
Consiglio 11: cosa fare per ferie, permessi e assenze della badante
Come per ogni altro lavoro, anche la badante ha diritto al periodo di ferie che è di 26 giorni lavorativi all’anno.
Se il rapporto di lavoro giunge al termine ma la badante ha delle ferie non godute, queste ultime vengono sostituite con un’indennità.
Inoltre, i periodi di ferie deve essere concordati tra le parti.
E, nel caso in cui la badante fosse straniera, è possibile stabilire con largo anticipo un periodo di vacanza concordato per consentirle di rientrare nel suo Paese.
In questo modo è più facile organizzare l’anno di lavoro per tutti, limitando colpi di scena inattesi.
Un altro scenario che può presentarsi è quello della sospensione del lavoro extra feriale.
Il caso più comune è quello del datore di lavoro che decide di portare con sé l’assistito in vacanza, ad esempio. Il Contratto Collettivo Nazionale dice che in questa situazione la badante deve essere retribuita in modo ordinario.
Per quanto riguarda i permessi, la badante ne ha diritto in due casi: se si tratta di un congedo matrimoniale o se si tratta di un congedo di maternità.
In entrambe le situazioni i giorni di permesso sono retribuiti normalmente.
Cosa fare quando finisce il rapporto di lavoro
La fine del rapporto di lavoro può accadere per diversi motivi.
Se il datore di lavoro non ha più bisogno del supporto della badante, magari perché l’assistito è passato a miglior vita, ad esempio. Oppure se la badante non è più intenzionata a proseguire con il lavoro. O ancora, sono scaduti i termini del contratto.
Mentre, con il licenziamento, il datore mette fine al rapporto di lavoro senza averlo concordato in precedenza. Quest’ultimo può avvenire senza giusta causa oppure per giusta causa.
Nel primo caso invece, il datore di lavoro è tenuto a rispettare i tempi di preavviso stabiliti per legge, altrimenti dovrà pagare un’indennità alla badante.
E la cifra sarà pari al periodo di preavviso che non è stato concesso.
Come dicevamo, può accadere che sia la badante a voler interrompere il rapporto di lavoro.
Anche lei può farlo per giusta causa o senza giusta causa.
Nel primo caso si fa riferimento a mancanze sul posto di lavoro, molestie, mobbing oppure a una modifica delle mansioni.
Visto che non è possibile proseguire il lavoro a certe condizioni, la badante non è tenuta a dare un preavviso e le spetta l’indennità.
Mentre, se l’interruzione avviene senza giusta causa, anche lei deve rispettare i tempi di preavviso stabiliti per legge.
Vuoi assumere una badante per un tuo familiare?
L’assunzione di una badante può spaventare, soprattutto se in gioco c’è la sfera familiare.
Ma adesso che conosci i punti fondamentali su cosa fare puoi iniziare la ricerca della badante che fa al caso tuo con più sicurezza. Italia Civile può aiutarti in questo.
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